Nel 1982, oltre quarant’anni fa, il noto regista François Truffaut ebbe a dire del Giffoni Film Festival (la kermesse di cinema per ragazzi più importante e celebre del mondo) che, fra tutti i festival dedicati al grande schermo, quello era “senz’altro il più necessario”.
Parafrasando quella affermazione, ora ci si potrebbe riferire ad un Festival dedicato ai nonni, che oggi in Italia sono più di dodici milioni ed il cui supporto alle famiglie durante la pandemia si è rafforzato, sfidando anche i pericoli del contagio. Essi hanno continuato ad accudire i nipoti, ai quali ciascuno di loro ha dedicato in media quasi 26 ore a settimana, trasferendo anche soldi alle famiglie dei figli rimasti senza lavoro, finiti in cassa integrazione per pagare il mutuo, le bollette o semplicemente per fare la spesa. Per celebrarli, già da parecchi anni è stata istituita la Festa dei Nonni (che ogni anno cade il 2 di ottobre), ritenendo la relazione con le persone anziane un obiettivo fondamentale per l’educazione delle giovani generazioni.
Proprio un periodo confuso come questo, che infonde nella maggior parte delle persone un insopportabile senso di precarietà, impone nuove sfide, anche se il cinema è senz’altro la più impensabile e la più “fuori moda” quindi, in apparenza, la meno adatta a suscitare interesse e a riscuotere un sia pur minimo consenso. Però, a ben riflettere, non è così…
Campi Film Festival (spazi destinati alla coltivazione) è l’unica manifestazione cinematografica dedicata al mondo degli anziani ed al loro rapporto con le altre generazioni (non ve ne sono di specifiche in alcun’altra parte del pianeta) e rappresenta una scommessa molto importante, perché gli anziani — spesso dimenticati, reclusi o emarginati: quanto sono lontani i tempi nei quali, espressione di saggezza e memoria viva di una comunità (senatus deriva da senex, vecchio), essi godevano di ogni privilegio e venivano preservati come il bene più caro! — oggi sono gli unici in grado di indicare la via per ricomporre il tessuto valoriale, morale, storico e culturale della nostra società profondamente ferita: soltanto loro, se ancora è possibile, possono contribuire a rifondarla.