FRANCESCO GUCCINI

Il vecchio e il bambino rappresentano, ciascuno con la propria identità e le proprie aspirazioni, il cammino stesso dell’uomo. Un cammino che agli occhi del vecchio viene definito come incerto, fragile, stanco, denso di nostalgia e di rassegnazione rispetto al futuro più speranzoso del bambino.
Nel viaggio, accompagnando il bambino per mano, il vecchio si sente finalmente libero di raccontare se stesso e la sua visione del mondo con un certa dose di disincanto e di rammarico. Le parole che compongono i suoi pensieri mettono in luce sia situazioni del suo vissuto che delle sue residue speranze, di quello che è stato per lui ma anche di quello che il mondo riserverà alle generazioni future.


Un vecchio e un bambino si preser per mano
e andarono insieme incontro alla sera;
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera…
L’ immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l’occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d’ intorno non c’era nessuno:
solo il tetro contorno di torri di fumo…
I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva:
con l’ anima assente, con gli occhi bagnati,
seguiva il ricordo di miti passati…
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno, nel loro pensiero,
distinguer nei sogni il falso dal vero…
E il vecchio diceva, guardando lontano:
“Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell’ uomo e delle stagioni…”
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre”