ROMANO GUARDINI

Oggi riscontriamo dappertutto l’idea che soltanto la vita nella fase giovanile avrebbe valore per l’uomo, mentre la vecchiaia viene considerata come decadenza. Ma questo non trova forse esatta corrispondenza nel sempre minor numero di anziani che sono in grado di trarre qualcosa dalla propria esistenza in quanto consapevoli del senso che essa ha? Questi due fatti non si condizionano forse reciprocamente? … Si parla molto e con preoccupazione della percentuale crescente dei vecchi nella popolazione – ma non mi sono ancora imbattuto nella domanda se ciò che realmente desta preoccupazione non consista piuttosto nel fatto che oggi il vecchio non svolge più una autentica funzione nella collettività perché non riesce a cogliere il proprio senso. Ed allora egli è chiaramente soltanto un peso per la famiglia, per la comunità, per lo stato.

“Le età della vita”, 1986