La grande bellezza

Rispolvero qui quello che scrissi il giorno in cui uscì La Grande Bellezza, di Paolo Sorrentino. Il film era a Cannes e ancora non aveva vinto l’Oscar.
Ma c’è anche molto, anzi moltissimo Ettore Scola: mi ha ricordato un suo film forse un po’ sottovalutato, “La terrazza”, un altro film in cui ci si poteva identificare nei personaggi. Qui c’è chi si può identificare in Servillo, pigro e moralista, che ha scritto il libro della vita a 30 anni e ora a 65 si trova a fare i conti con quello che non ha fatto; chi in Verdone, artista incompreso che condivide una camera con universitari pomicioni e quando assapora il successo se ne torna al suo paese; chi nella Ferilli, donna sconfitta dalla vita che spende tutti i soldi che guadagna per curarsi da una malattia; chi in Galatea Ranzi, intellettuale radical chic simil-sinistroide che frequenta i salotti televisivi e dice di essersi fatta il mazzo crescendo i suoi figli con sacrifici (protagonista con Servillo della scena più divertente del film); chi nelle persone che vedono Jep Gambardella e sognano di fare la sua vita. 
Questa è l’Italia di chi sbatte la testa contro il muro (e non metaforicamente ma fisicamente), di chi si schianta con la macchina perchè non vuole vivere, di chi come lavoro fa sparire le giraffe e si definisce un paraculo, del vicino di casa che è in realtà uno di quelli che tira i fili e decide i destini degli italiani da anni, di chi si è fatto una foto ogni giorno da quando aveva 8 anni e oggi le espone, dei Conti decaduti che fingono di essere un’altra nobile famiglia vergognandosi poi di quello che hanno fatto, di bambine enfant prodige che dipingono arte contemporanea con secchi di vernice, di chi segue una quasi-Santa alla ricerca del significato della vita.
Tutti alla disperata ricerca di un posto nel mondo.

Massimiliano Vergani (da: www.amicinema.it)