di Leandro Castellani (Premio alla Carriera Campi Film Festival 2024)
Ho sentito il dovere di rievocare la triste avventura della scomparsa di alcune mie “perle” dall’Archivio RAI, dopo l’inconcepibile quanto assurda scoperta effettuata da Francesco Scolari, solerte direttore artistico del “Campi Film Festival”, l’importante rassegna tenutasi dal 2 al 13 ottobre in Umbria (a Montefalco, Bevagna, Campello sul Clitunno e Castel Ritaldi) e dove mi è stato conferito il “Premio alla carriera”.
Avrebbero voluto, per l’occasione, ripresentare al pubblico dei partecipanti il primo film da me girato “per il cinema”, cioè Il coraggio di parlare, tratto dal romanzo di Gina Basso, con Riccardo Cucciolla, Leopoldo Trieste, Enzo Cannavale e Lello Arena fra gli interpreti, oltre al giovanissimo debuttante Gianluca Schiavoni.
Un film fortunato, fiore all’occhiello dell’Istituto LUCE-Italnoleggio, che del film aveva poi organizzato pubbliche visioni, specie fra pubblici giovanili, riscuotendo ovunque consensi e riconoscimenti.
Ebbene? Incredibile ma vero, sia la Distribuzione, Istituto Luce – oggi “Cinecittà” – che la RAI coproduttrice confermarono al cortese richiedente che il film “non esisteva più!” Come può essere se, nella ricorrenza centenaria, l’attuale Presidente di Cinecittà con delega all’Archivio LUCE, continua ad affermare che ”vogliamo contribuire alla diffusione dei suoi straordinari filmati e fotografie, sottolineando la sua vitalità come centro propulsore, anche oggi, di arte e cultura.” ?
Strano, dato che questo trepido modesto film aveva conquistato a suo tempo il primo premio assoluto al Festival di Giffoni 1987, e, se non bastasse: Premio per la qualità della scenografia del Ministero del Turismo e dello Spettacolo; il Premio Sezione Giovani al XV Festival Cinematografico di Mosca, 1987; il Premio della Giuria popolare al Festival del Cinema Italiano di Villerupt (Francia); il Premio Giuseppe Fava del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici; il Primo premio Targa Pier Paolo Pasolini alla XXVIII Rassegna del Cinema neorealista e d’avanguardia, il Premio del pubblico alla Rassegna “Valori spirituali e umani nel cinema” indetta dall’Ente dello Spettacolo; il Premio della Giuria popolare a regista e protagonista alla Rassegna “Cinema e Società” di Pietradefusi. E inoltre: Premio Torre Aragonese, Premio Kroton, Premio Città d’oro e vari riconoscimenti tributati a Messina, Crotone, Avellino, Veroli, Milazzo, Ferrara, Cosenza, ecc.
Ebbene, quel film non esiste più. Grazie a modestissimi vecchie versioni elettroniche è stato possibile riproporlo a Montefalco fra l’interesse e il plauso generale, meno quello dell’autore nel vedersi così ridotta o recuperata in extremis ma in condizioni “menomate” il suo “glorioso” lavoro. E la relativa forza di un’alta invettiva contro la subdola e talora inavvertibile infiltrazione mafiosa.
Volevo che restasse traccia di questa sparizione. Incredibile ma vera.
Delle numerose copie tratte dall’originale in pellicola sonora 35 mm, non esiste più traccia, neppure di una. Alla faccia dell’archiviazione e di quanto mi diceva suo tempo Henri Langlois, il mitico fondatore della Cineteca di Francia: “i film vanno salvati tutti, senza distinzioni di gusti, fortune e supposti valori.” E invece – a quanto risulta – qualcuno, qui da noi, tale distinzione dirimente l’aveva fatta. A mio discapito naturalmente, forse ritenuto ormai “obsoleto” a detta dei grandi che decidono o degli ignoranti per cui il passato si esaurisce con i fatti di ieri o, nella migliore delle ipotesi, dell’altro ieri.